VENEZIA, TRA CROCE E DELIZIA

Di Venezia mi piace che quando ci torni vedi l’acqua e vuol dire che sei a casa; sei sicura di quello che è Venezia e di quello che non lo è ancora: sembra di poterla abbracciare tutta, come una persona cara.

Di Venezia mi piace che in primavera, verso sera, i campi sono pieni di bambini che corrono e ridono e, sopra di loro, il cielo è terreno di gioco di rondini che volano e stridono.

Di Venezia mi piace che quando ti svegli, d’estate, apri le finestre e ascolti i gabbiani che gridano: gridano così forte che ti sembra di essere su una nave in mare aperto.

Di Venezia mi piace che nelle notti d’autunno non c’è niente da fare. C’è chi, per questo, è fuggito a Milano, Parigi, Londra. A me piace pensare che lei, la città più bella del mondo, quando vuoi è lì, tutta sola, che aspetta te.

Qualcuno dice che Venezia è bugiarda. I davanzali di filigrana, i gabbiani sulle briccole, il riflesso dei palazzi dopo la pioggia sul selciato di pietra d’Istria, i nomi delle strade dipinti a mano, ma poi giri un angolo e ti appiattisci contro il muro per evitare uno scontro frontale con un topo al galoppo. Vieni colpita a morte da un tiro incrociato di piccioni alla salmonella. Inali zaffate di alghe marce e di fogna.

Qualcuno dice che Venezia è una poco di buono: si fa il lifting per i turisti e sbatte fuori a calci i suoi abitanti. Una città all’asta, in vendita al più ricco. Una cittadina di provincia dove non riesci a distinguere tra i corridoi bui delle vecchie case e le calli anguste che separano le vecchie case. Dove lo sguardo non può mai allargarsi a perdita d’occhio e respirare.

Ma se vuoi passeggiare al sole, d’inverno, Venezia ti porta fino alla Punta della Dogana: una striscia di terra che si allunga come una lingua fra due canali e il bacino di San Marco. Da lì puoi lanciare lo sguardo tra il bianco del Palladio, l’acqua verde che riflette l’azzurro del cielo e i marmi rosati di Palazzo Ducale. Sei arrivata alla porta principale della città e lì sì, il tuo sguardo respira.

 

Alberta Toninato

4 pensieri su “VENEZIA, TRA CROCE E DELIZIA

  1. Franco Sergio Bianchi dice:

    Nelle tue parole si sente l’amore che provi per questa città. C’è un po’ di verità sulla Venezia liftata e venduta ad uso dei turisti, ma è altrettanto vero che, se abbandoni i “salotti” e ti perdi tra le sue calli e campielli puoi ritrovare la Venezia vera, quella abitata dai nativi o da quelli che l’hanno adottata e che l’amano per quella che è, con tutti i suoi difetti e i suoi tesori nascosti che possono essere goditi e rivelati solo dai bambini e dai poeti, che sono degli adulti che hanno avuto la fortuna di conservare negli occhi la loro stessa innocenza.

    • Alberta dice:

      ciao Franco, ti leggo solo ora… sono d’accordo con te: uno dei punti fermi della mia poetica è che faccio spettacoli per bambini e adulti che si ricordano di essere stati bambini! un abbraccio Alberta

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